Il Trebbiano d’Abruzzo, con il suo profumo fruttato e floreale e un sapore equilibrato, corposo e secco, è uno dei vini più conosciuti e apprezzati su moltissime tavole: la sua versatilità e, nello stesso tempo, il pregio della sua personalità gli consentono, infatti, di creare diversi e ottimi abbinamenti gastronomici

Il vitigno più antico in Italia

Il suo vitigno è noto per la particolare longevità. Ha un’origine che ci porta molto lontano nel tempo e sappiamo che la prelibatezza del suo vino era già famosa sulle tavole degli antichi Romani.

Ne abbiamo diretta testimonianza da uno scritto di Plinio il Vecchio nel quale parla di quello che allora era chiamato il “vinum trebulanum”, ossia il “vino di fattoria”. Questo ci permette, tra l’altro, anche di confermare ulteriormente che la sua caratteristica di base è quella di essere sempre stato un prodotto di carattere “quotidiano”, ma contraddistinto da un’evidente qualità.

Abruzzo: terra madre

Le peculiarità del territorio e del clima abruzzese sono tali da offrire le condizioni migliori per la coltivazione della sua uva. E’ questa la zona geografica più adatta per ottenere un risultato finale assolutamente rilevante dal punto di vista di un’eccellenza sempre in primo piano, sia per quanto riguarda il vino giovane che quello più maturo.

Il Trebbiano è considerato ormai un vitigno autoctono della regione Abruzzo. Nel 1972 il vino ha ottenuto il riconoscimento della DOC facendo riferimento alla produzione delle campagne delle provincie di Teramo, Chieti, L’Aquila e Pescara.

E’ in queste zone, quindi, che si trovano le cantine nelle quali poterlo acquistare con la garanzia di un pregio organolettico che spesso è possibile scoprire in occasione di giornate di degustazione e di visita. Sono eventi organizzati ad hoc per permettere a tutti di conoscere l’ottima produzione vinicola locale.

Info dal Disciplinare

Dalle note del Disciplinare – che ne regola le caratteristiche e la metodologia di produzione e di commercializzazione – sappiamo che la zona di coltivazione deve corrispondere a località di collina, ma situate ad un’altezza non superiore ai 500 metri. Si può, però, concedere di arrivare fino a 600 metri, se le località risultano esposte a Sud.

Altro punto fondamentale riguarda le forme di allevamento del vitigno. Sono, infatti, ammesse solo quelle a pergola abruzzese e a spalliera semplice oppure doppia.

Le caratteristiche organolettiche

  1. Il colore – Dal punto di vista cromatico, il Trebbiano, una volta versato nel suo bicchiere, si mostra allo sguardo con una bella luminosità dovuta all’intensità di un colore giallo paglierino che assume anche delle delicate sfumature verdi quando il vino è piuttosto giovane.
  2. Il profumo – Al suo aspetto cromatico, segue subito il valore olfattivo che mette in primo piano un profumo che privilegia, prima di tutto, note di frutta e di fiori di campo. A queste si aggiunge un pizzico di aromaticità speziata.
  3. Il sapore – Una volta arrivati all’assaggio, il vino lascia apprezzare un effetto evidente e armonioso: il Trebbiano “basico” e giovane si offre al palato con un sapore che risulta morbidamente vellutato, secco, asciutto e con un sottofondo sapido.

Se si passa, invece, a quello “superiore” e alla “riserva”, a queste che sono le note iniziali si aggiunge un retrogusto mandorlato e aumenta anche il livello di gradazione alcolica. Da quello che era un minimo di 11,50% vol., si arriva, rispettivamente, a 12% vol. e a 12,50% vol.

Un lieve sottofondo vanigliato è, invece, presente nel caso in cui il vino sia stato fatto fermentare oppure se viene fatto affinare in legno.

Il Trebbiano a tavola

Per godere al meglio il suo pregio, è consigliabile servirlo sempre ad una temperatura che va da 8 ad un massimo 10 gradi. Questo consente di definire tutte le sfumature del suo sapore e il suo invitante profumo.

La tipologia di bicchiere più adatta è quella di medie dimensioni, in maniera che possa ben esprimersi sia nel colore che nelle note della fragranza.

Dal punto di vista degli abbinamenti gastronomici, va sottolineata la sua perfetta versatilità che si rende ancora più evidente distinguendo tra il vino giovane e quello invecchiato.

Questo consente al Trebbiano d’Abruzzo di essere la soluzione ideale per accompagnare, con grande successo, portate anche molto diverse tra di loro.

Tra pesce e carne

Il Trebbiano giovane abbina perfettamente la sua freschezza con ricette a base di pesce, a partire dalla leggera sfiziosità di un antipasto di frutti di mare. Tra i primi piatti che si sposano bene con questo vino abbiamo la classica spaghettata con le vongole oppure il goloso riso con gli scampi.

E’ un vino perfetto anche con le pietanze con uova e quelle in bianco e, in riferimento alla tavola abruzzese, diventa davvero speciale con i classici maccheroni alla chitarra con ragù senza pomodoro.

Quando è invecchiato, crea un buon abbinamento anche con la carne bianca, in particolare quella di tacchino.